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Fatti di ingredienti, cotture, materie prime, ricette.
Ma anche di talento, entusiasmo, scoperta, sorpresa.
Se è vero che l’idea di cibo non può rimanere imprigionata nei confini di un bel piatto, lo sforzo allora deve essere quello di pensarlo attraverso concetti più vasti. Concetti che sappiano essere intimi e collettivi allo stesso tempo. Coinvolgenti.
Intimi nell’imparare ad ascoltarlo, questo cibo che ci accompagna ogni giorno. Sceglierlo, distinguerlo, apprezzarlo fidandoci del nostro giudizio, delle competenze che siamo in grado di acquisire strada facendo.
Collettivi nel legame che solo il cibo, come niente altro, riesce a stabilire tra noi e il mondo. Nelle empatie e nelle complicità. Nei gesti di generosità e di condivisione. Nel costruire economie, culture, passioni.
Infine coinvolgenti. Perché in questo angolo di mondo in cui abbiamo la fortuna di vivere, mangiare non rappresenta una rincorsa verso la sopravvivenza, ma piuttosto la bellezza dell’entusiasmo, del divertimento, e della spensieratezza.
Se Appetiti, da sempre, non vuole essere una parentesi dove “si mangia”, ma piuttosto dove “si impara a mangiare”, concediamoci in questo spazio il lusso di pensare al cibo e al nutrirsi come a un’opportunità di migliorarci, e non come un semplice gesto che placa la fame. Ascoltiamo, guardiamo, apprendiamo, e portiamoci a casa un pezzo di questo festival, lasciando che ci accompagni ogni giorno.